Gli scienziati di Synthetic Genomics Inc. (SGI) e della ExxonMobil hanno sviluppato un ceppo di alghe in grado di convertire l’anidride carbonica in grandi quantità di olio ricco di energia che può essere poi trasformato in biodiesel.

Il fatto che le alghe utilizzino la CO2 per produrre olio non è una novità, ma è la quantità ad essere degna di nota. Le alghe ricche di olio rendono il ceppo più adatto a produrre biocarburante a livello industriale.

Il successo nello sviluppo commerciale di biodiesel a base di alghe offrirà diversi vantaggi concreti. Questo carburante emette meno gas a effetto serra rispetto alla maggior parte delle fonti energetiche convenzionali, e questo contribuirà alla transizione verso fonti energetiche a ridotte emissioni. Inoltre, a differenza di altre materie prime utilizzate per i biocarburanti – come ad esempio il mais, la produzione di alghe su scala industriale non ha impatti sulle produzioni alimentari.

Riuscire ad aumentare la quantità di olio prodotto dalle alghe non è stato un processo immediato. SGI ed ExxonMobil hanno iniziato a collaborare nel 2009. SGI è da tempo un’azienda leader nell’utilizzo della biologia di sintesi e della genomica per creare sistemi che aiutino a trovare soluzioni, su scala mondiale, a sfide nel campo della sostenibilità. Quest’attività ha avuto riflessi significativi in settori come quello farmaceutico, dei vaccini e della nutrizione. E ora, SGI sta lavorando con la ExxonMobil nel campo dell’energia sostenibile derivata dalle alghe.

Per far aumentare la produzione di olio, gli scienziati di SGI hanno lavorato insieme ai colleghi della ExxonMobil quasi come dei nutrizionisti, intervenendo sul genoma delle alghe, e precisamente sulla parte responsabile dell’assimilazione di un nutriente essenziale come l’azoto. Il risultato è un’alga con una percentuale di olio pari al 40% della sua massa: più del doppio del contenuto delle alghe comuni.

“Sapevamo che le alghe avevano un potenziale di produzione di biocarburanti superiore a quello di altre fonti, come il mais e i semi di soia. E poi, a differenza di questi ultimi, non hanno bisogno di terreni coltivabili o di acqua dolce” spiega Alessandro Faldi, scienziato della ExxonMobil.

“Dal momento in cui ci siamo resi conto di ciò che avevamo tra le mani è stata una vera e propria illuminazione” afferma Rob Brown, Senior Director di SGI e scienziato responsabile del progetto sulle alghe. “Dopo aver controllato e ricontrollato i risultati per assicurarci che non si trattasse di un falso positivo, tutto il laboratorio ha esultato per la gioia. Immaginate delle persone che fanno la ruota in corridoio: ecco come ci si sente quando si ottengono risultati così importanti dopo anni di ricerca”.

Faldi e Brown precisano che si tratta comunque solo di un primo passo. Il team non ha perso di vista le sfide ancora presenti. Tuttavia per Faldi questa svolta rappresenta uno stimolo, come un passo necessario e positivo nella giusta direzione, per rafforzare la proficua collaborazione tra SGI ed ExxonMobil per sviluppare biocarburanti a base di alghe a livello commerciale.

“Si tratta di un passaggio fondamentale, ma è importante restare concentrati sugli obiettivi che vogliamo raggiungere” dice Faldi. “Dovremo migliorare la capacità delle alghe di convertire l’energia solare in biomassa, per aumentare ulteriormente la produzione di olio, e inizieremo a testare e progettare nuove alghe coltivate in svariate condizioni. La strada è ancora lunga”.

In parole povere: l’innovazione non è altro che una sequenza di successi, e quest’ultima svolta rappresenta un passo importante per far diventare il biodiesel a base di alghe una realtà.

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